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20 e 21 Marzo 2025 - Cripta di S. Andrea


Il convegno

“Riso, cibo del mondo. Nature, culture, scienze” 

è un’occasione per riflettere scientificamente su un frutto della terra che sta alla base della nutrizione del mondo.

 

 

 

 

Il convegno “Riso, cibo del mondo. Nature, culture, scienze” è un’occasione per riflettere scientificamente su un frutto della terra che sta alla base della nutrizione del mondo.

La presenza delle risaie nella pianura irrigua del Piemonte orientale è storicamente attestata a partire dal tardo medioevo: da quell’epoca tale coltura si è via via espansa, fino a diventare la caratteristica predominante del paesaggio agrario. Dal medioevo, attraverso l’età moderna e contemporanea, la coltivazione dell’Oryza sativa L. si è radicata e diffusa; più la sua storia –
colturale e culturale – si avvicina a noi e più diventa analitica ed esaustiva. 

Quella del riso è una storia plurisecolare che ha disegnato e modellato il paesaggio in maniera unica e profonda: attraversando il territorio del Vercellese e del Novarese fra la tarda primavera e l’estate si resta colpiti dall’unicità della pianura allagata, dal “mare a quadretti”. 

È l’acqua, infatti, l’elemento che più caratterizza la risicoltura: non solo quale terreno di coltura del riso, ma anche come elemento sociale. L’acqua, in questo contesto, non solo segna il paesaggio, ma contribuisce in maniera determinante a definire l’identità stessa delle persone, piegate nel corpo e nell’anima, costrette ad assumere, per estirpare le erbe infestanti, posture innaturali: il capo verso l’acqua e il sedere rivolto al cielo “ponendo la parte ignobile del corpo più in alto di quella nobile, che è la fronte” come ricorda Sebastiano Vassalli (1990).

In questa funzione socialmente rivoluzionaria dell’acqua si inserisce l’epopea delle canalizzazioni, che ha dotato la pianura irrigua piemontese di un’infrastruttura articolata, unica nel suo genere. Un sistema complesso, realizzato grazie al connubio fra geniali intuizioni e sedimentati saperi popolari. Una enorme infrastruttura idraulica a servizio dell’agricoltura, governata oggi con sofisticate tecnologie, ma che ha avuto, e in parte ha tuttora, il suo regolatore nella pressoché sconosciuta figura dell’“acquaiolo”, un profondo conoscitore della risaia, che sposta
l’acqua utilizzando gli impercettibili dislivelli orografici che segnano la pianura piemontese. 

Le conoscenze prodotte dall’uomo – come le acque che inondano e rendono produttiva la risaia – sono state spesso trasmesse da una generazione all’altra attraverso le parole e i gesti, contribuendo a fare di questi territori il più vasto areale risicolo d’Europa. 

Il quadro appena delineato ci porta a ritenere che il territorio risicolo piemontese possa essere meglio indagato, conosciuto, compreso e interpretato criticamente solo adottando una metodologia che consenta di leggere olisticamente, nella sua totalità e interezza, il distribuirsi e il rifluire delle acque come forme e pratiche di colture e culture, e come sintesi tra conoscenze tradizionali e innovazioni scientifiche. 

Il convegno – parte delle manifestazioni legate a “Università Svelate 2025”, la Giornata nazionale delle Università promossa dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) – vede la partecipazione di studiosi di diverse discipline e si inserisce all’interno del progetto Innovative management models and patrimonialization of rice ecosystems in Italy (InnovaRisi), finanziato dal programma National Research Centre For Agricultural Technologies (Agritech); Spoke 6 -  Modelli gestionali per promuovere la sostenibilità e la resilienza dei sistemi agricoli; Linea 1: Ottimizzazione di tecnologie innovative per lo sviluppo di modelli di gestione dell’agrosistema risicolo. 

Il progetto di ricerca, che coinvolge l’Università del Piemonte Orientale, l’Università di Palermo e l’Agenzia Laore Sardegna, ha l’obiettivo di valorizzare l’importanza ecologica del paesaggio delle terre d’acqua con le sue implicazioni storiche, giuridiche, antropologiche, economiche e biologiche: una ricerca che vuole ripensare le interconnessioni fra economia, ambiente e politiche di valorizzazione del territorio, anche nella prospettiva di un turismo responsabile e sostenibile.

Dagli esiti di questa indagine gli organi di governo dell’areale risicolo potranno attingere le informazioni necessarie sia alla predisposizione di un eventuale dossier di candidatura al riconoscimento delle terre d’acqua come patrimonio UNESCO, sia alla definizione scientifica di un quadro conoscitivo e interpretativo, rivolto a nuove policies di valorizzazione delle risorse agroalimentari del territorio.

 

 

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