Tanto è il potenziale turistico che l'area di Vercelli, Capitale europea del riso, può offrire. Un patrimonio da valorizzare.
Riso, paesaggio, ambiente, flora, fauna, ruralità e lavoro agricolo, piccoli borghi, grandi cascine, flusso e deflusso delle acque, storia, tradizione, cultura, arte, antropizzazione, trasformazione, infrastrutture, collegamenti viari… filiera, patrimonio di comunità, civiltà risicola.
Sono, queste, solo alcune delle parole chiave che connotano il vercellese del riso: un’area vasta conosciuta nel mondo per la sua produzione di eccellenza e che vantava – e ancora può permetterselo – il riconoscimento di Capitale europea del riso.
Un territorio che ha saputo conservare nel tempo la sua unicità, badando forse troppo alla conservazione ed alla produzione senza considerare anche la valorizzazione e la promozione, due condizioni che, in un’epoca di grandi cambiamenti sociali come quella attuale, si rivelano ormai indispensabili per lo sviluppo e l’economia dell’area.
Che capacità ha il vercellese di attrarre interesse, di farsi apprezzare per quello che realmente è, di esprimere al meglio le proprie specificità e di offrirle ai propri ospiti? O meglio: che capacità e che volontà ha il vercellese di riconoscere il valore di ciò che è e di ciò che ha conservato e di proporlo al mondo come un grande patrimonio unico e irripetibile?
Queste sono le domande su cui riflettere e che costituiscono la base dalla quale trarre la forza per emergere, per costruire nuove possibilità di sviluppo in un momento storico apparentemente sfavorevole.
L’intreccio virtuoso tra le componenti territoriali sopra elencate, cui se ne possono aggiungere molte altre realmente presenti, può costituire una rete, può “fare strada”, uno strumento che, se condiviso e ben organizzato, crea benefici effetti sull’economia e conseguente sviluppo locale: la Strada del Riso Piemontese di Qualità.