La sua attività produttiva si è conclusa nel 1992 per sopraggiunta età pensionabile di Giuseppe Gardano che, con il fratello Remo, lavorava riso dal 1949. Dal 2004 l’intero complesso è cellula dell’Ecomuseo delle terre d’Acqua.
La costruzione del mulino San Giovanni è contemporanea a quella della roggia Camera, scavata per volere del Marchese Guglielmo VIII del Monferrato a partire dal 1465. A quell’epoca il mulino era detto “da Po” per la vicinanza al grande fiume. Fu ricostruito nel 1617, in seguito alle distruzioni subite dal territorio fontanettese durante le guerre tra Francesi, Spagnoli e Marchesi del Monferrato,e fu chiamato mulino Nuovo.
Come molti altri mulini della pianura risicola, anche il mulino San Giovanni, con il passare dei secoli, perse la sua funzione legata alla molitura dei cereali e fu adattato per la lavorazione del riso. Già nel Catasto del 1699 era indicato come pista da riso, a dimostrare che una parte della sua potenza meccanica, ottenuta per mezzo di una ruota idraulica, era impiegata per la lavorazione di quello che è diventato il cereale più diffuso della zona.
Fino alla prima metà del ‘900 mulino e riseria erano proprietà della nobile famiglia Tournon; successivamente la proprietà passò alla famiglia Gardano, già mugnai da cinque generazioni. Da allora mulino e riseria, collegati da una passerella, ricevono la forza motrice non più dalla ruota idraulica, ma da una doppia turbina Francis che ancora oggi alimenta l’impianto. Nel 1911 il vecchio mulino fu dismesso e alcune delle sue macchine furono impiantate nella nuova riseria che rimase funzionante ad acqua fino al 1992. Dal 2004 le istituzioni del territorio si fanno carico in parte dell’antico mulino, promuovendone la peculiarità storico ambientale.
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